Open data, Camera dei deputati: spesi 12 milioni per software nel 2011.

Luci ed ombre sul bilancio spese della camera dei deputati.
Le luci sono costituite dalla possibilità di vedere quanto spendiamo e a quali fornitori diamo i soldi.
Le ombre sono relative all’oggetto della fornitura, sul quale c’è spesso una cortina fumogena.

Mi sono concentrato sulle spese relative all’informatica. Sapere, per esempio, che vengono dati ad Engineering 638.000 euro per “Acquisto software” non aiuta a capire se il software acquistato è davvero utile e se esistano sul mercato alternative altrettanto valide e, magari più economiche. Oppure: sapere che Agile s.r.l. (ex Eutelia, in amministrazione straordinaria) percepisce più di un milione di euro per assistenze informatiche aiuta ben poco a capire per cosa la Camera paga Agile s.r.l..
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Mela marcia. la mutazione genetica di Apple

la copertina del libroPresentazione del libro “Mela marcia. La mutazione genetica di Apple”
Venerdì 25 marzo alle ore 22
al C.S.O.A. Forte Prenestino di Roma

Parteciperanno gli autori (NGN – Nessun Grande Nemico):

  • Ferry Byte, cyber-hacktivist della prima ora, fondatore della mailing list Cyber Rights. È autore di I motori di ricerca nel caos della rete.
  • Mirella Castigli scrive su Pc Magazine, Computer Idea e ITespresso.it dal 2000.
  • Caterina Coppola, editor di Gizmodo Italia e giornalista presso la redazione di Gay.it.
  • Franco Vite, storico ed esperto di GNU/Linux, tiene corsi sui software liberi.

Il libro, edito da Agenzia X, non se la prende solo con Apple ma con tutte le multinazionali della tecnologia che sempre più spesso cercano profitti a tutti i costi a discapito degli interessi degli utenti.
Un’occasione per ragionare di consapevolezza nell’uso della tecnologia, di libertà della rete e delle persone, di privacy, di neutralità della rete, di condivisione dei saperi…
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Cosa si nasconde dietro la guerra a Wikileaks

La guerra a Wikileaks mi lascia senza parole. Anzi no, le voglio dire alcune cose che mi lasciano allibito!

Il sito di Wikileaks viene chiuso illegalmente, – si illegalmente, – non c’è una sola legge dei paesi “democratici” che contempli un solo reato per ciò che viene pubblicato sul sito.  Se fosse successo in Cina si sarebbero sprecate le prese di posizione contro una così vile azione antidemocratica!! Invece nulla. Anzi il nostro ministro degli esteri si rallegra e dice che era ora!!!

In seguenza:

  • Amazon, che ospitava i server di Wikileaks, ha chiuso il sito senza preavviso nè spiegazioni.
  • l’ICANN, l’organismo internazionale che gestisce i nomi di dominio, ha fatto in modo che il dominio wikileaks.org non fosse più raggiungibile. Anche in questo caso senza motivo altro, se non le pressioni del governo americano. Alla faccia della Net Neutrality.
  • PayPal, il più diffuso sistema di pagamenti online, per la verità non nuovo a queste azioni unilaterali immotivate, ha chiuso l’account di wikileaks impedendo ai sostenitori di donare somme di denaro al sito. Anche in questo caso “solo” per le pressioni del dipartimento di stato americano, come ammesso da PayPal stesso.

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Perché la PA dovrebbe incentivare l’uso di software Libero/Open Source.

La regione Puglia ha firmato un protocollo d’intesa con Microsoft Italia al fine di promuovere l’innovazione e l’eccellenza nell’ideazione, sviluppo e utilizzo delle tecnologie e delle soluzioni informatiche, valorizzando il ruolo della Regione nelle relazioni dirette con i più grandi gruppi internazionali del settore.

Il protocollo d’intesa ha scatenato una serie di reazioni del mondo del software libero, come già successe nel caso del protocollo firmato tra il governo e microsoft.
Vendola ha risposto sostanzialmente trincerandosi dietro la neutralità della rete e della PA, sostenendo che non è compito delle amministrazioni pubbliche scegliere tra competitor. Ha inoltre aggiunto, cosa per altra avvenuta, che la regione Puglia avrebbe emanato una legge per la migrazione dell’amministrazione a software libero. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori quando la legge verrà approvata.

Intanto mi sento di dirla una cosa: la neutralità tecnologica intesa in questo modo è un regalo a chi sostiene il software proprietario. Flavia Marzano lo spiega nel suo blog su Wired
Sempre Marzano spiega per quali motivi una Pubblica Amministrazione dovrebbe adottare e incentivare l’uso di FLOSS (Free Libre Open Source Software), spiegandone anche gli aspetti normativi, nel suo “Il FLOSS nella Pubblica Amministrazione” (in “Il software Libero in Italia”, a cura di Andrea Glorioso, 2010, Shake edizioni – Milano).
In estrema sintesi si tratta dell’Indipendenza dai fornitori, della maggior concorrenza tra gli operatori del settore, della maggior sicurezza.

Ma quì voglio concentrarmi su lavoro che l’adozione e l’incentivo al software libero verrebbe generato localmente, nel territorio che le PA governano. In una situazione di crisi e di perdita di posti di lavoro non è un dettaglio da sottovalutare.
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Luoghi comuni e software libero

Non sono un integralista, in nulla nella vita. Ciò che penso a proposito del software libero non fa eccezione, ma ne sono un sostenitore, sviluppo applicazioni multimediali e le rilascio con licenze libere e sono convinto che l’uso intensivo di FLOSS (Free Libre Open Source Software) sarebbe una boccata d’ossigeno per la libertà e l’economia di ogni persona. Ma su questo tornerò nel prossimo futuro, ora vorrei mettere in risalto e confutare alcuni luoghi comuni che ancora circondano il software libero ed open source.

Lo spunto per queste righe me lo ha dato una discussione in una delle molte mailing-list che seguo (prometto sempre a me stesso di seguirne meno, ma non ci riesco mai).

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Programmare è un po’ narrare

Durante l’hackmeeting di Roma del 2-3-4 Luglio 2010 presso il centro sociale “La Torre”, ho tenuto, insieme a Vito e Francesco,  il seminario  dal titolo “programmare è un po’ narrare”.
L’intento del seminario, che è il frutto di un lungo lavoro di ricerca di Stefano Penge dal titolo “Analisi linguistica degli artefatti digitali” è quello di verificare se il codice sorgente possa essere analizzato dal punto di vista stilistico, linguistico, sociologico.
La partecipazione è stata decisamente numerosa ed attiva e, tutto sommato, la maggior parte dei partecipanti sembravano concordare con un approccio di questo genere, che tra le altre cose, restituisce ai programmatori la loro dignità di creativi!
A conclusione del seminario è stata presentata la proposta di creazione di un museo del codice sorgente. Continue reading