Di seguito le data visualizzazioni realizzati dai e dalle partecipanti al master di editoria dell’Accademina Treccani.
Serie storica Nascite
Di seguito le data visualizzazioni realizzati dai e dalle partecipanti al master di editoria dell’Accademina Treccani.
Serie storica Nascite
A volte ritornano.
Ho trovato la documentazione di un vecchio progetto facendo un po’ d’ordine nei miei hard disk e l’ho trovato molto attuale. La qual cosa mi ha indotto a scriverne come esempio di un metodo di lavoro possibile e praticato. In realtà mi ha spinto a scriverne anche l’affetto che nutro per questo progetto. 😉
Radiobase è stato un percorso formativo a distanza, e in parte in presenza, promosso da [Radio Onda Rossa](http://www.ondarossa.info), con la partecipazione dell’università di Roma “La sapienza”.
Radio Onda Rossa è una radio comunitaria, per lo più basata sul lavoro volontario dei redattori e delle redattrici. Il processo radiobase ben si presta a mostrare un possibile percorso di formazione, con gli strumenti tipici dell’e-learning, a partire dal sapere dei redattori, cioè di coloro che lavorano all’interno della redazione.
Cyber Bluff è un mini saggio che ha lo scopo di decostruire la narrazione tossica di Internet.
Ginox, l’autore del libro il cui humus di provenienza è quello degli hackmeeting italiani, ha sviluppato negli anni un pensiero critico relativamente alla conformazione attuale di Internet, ai concetti che sono alla base, alle tendenze nonché allo sviluppo futuro che si prospetta.
Dico subito che il libro centra il suo scopo dichiarato e, con stile leggero e a volte ironico, aiuta il lettore a dotarsi degli strumenti cognitivi e tecnici per difendersi dalle trappole tese dai servizi di Internet e per sfruttarne le possibilità offerte.
A quanto pare, come nella prima ondata della pandemia di Covid-19, il MIUR e, quindi la scuola, si è fatto trovare impreparato da diversi punti di vista. Da quello della progettazione didattica: il blended learning ha la stessa necessità di progettare le attività didattiche della DaD o della didattica in presenza, anzi forse di più; dal punto di vista dell’utilizzo dei dati: per la verità la questione si è aggravata, perché nel frattempo la Corte di Giustizia Europea ha invalidato l’accordo, detto “Privacy Shield”, tra l’Unione Europea e gli Usa; infine anche dal punto di vista del software libero.
questo articolo è pubblicato in “Formare… a distanza?”, II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020
In questo periodo di accelerazione dell’uso del digitale generato dalla pandemia si sente molto parlare, almeno fra gli addetti ai lavori, di battaglia sul cloud, di dati come nuovo petrolio e di sovranità digitale. Molti osservatori sostengono anche che dal risultato di questa battaglia dipenderà la sopravvivenza dell’Europa come potenza economica.
Sintetizziamo il ragionamento per sommi capi: i dati sono la materia prima fondamentale per l’economia e le società contemporanee. Bisogna quindi controllarli, proteggendo i cittadini e le imprese europee che li utilizzano economicamente per trarne profitto. Bisogna inoltre contrastare lo strapotere tecno-economico di Stati Uniti e Cina.
A tal fine è necessario che i cittadini e le imprese siano garantiti contro l’utilizzo “malvagio” dei dati. Ovvero bisogna impedire che potenze straniere e conglomerate Big Tech extra europee li utilizzino per attuare forme di controllo o di manipolazione dei comportamenti attraverso la pubblicità commerciale e politica “targettizzata” (Shoshana Zuboff , Il capitalismo della sorveglianza).
All’interno di questo schema generale, vediamo cosa è successo in questo periodo. Continua a leggere
Il lockdown deciso dal governo Italiano e dalla maggior parte dei governi degli Stati a capitalismo avanzato ha determinato un’accelerazione fortissima dell’uso del digitale.
Scuole ed università si sono viste costrette ad adottare la didattica a distanza per poter proseguire le lezioni.
Questa situazione di emergenza ha fatto venire al pettine tutti i nodi di decenni di immobilismo e distruzione del poco che era stato costruito.
Innanzi tutto va detto che gli insegnanti, ma anche gli studenti e, ahimè, i genitori, si sono dovuti far carico della distanza, di inventarsi “a distanza”, poiché poco o nulla è stato sperimentato sotto la guida degli organi competenti e quindi nulla è stato messo a sistema. In ordine sparso, scuole e università hanno tentato di fare buon viso a cattivo gioco, a volte facendo finta di nulla: riprodurre la didattica in presenza attraverso le video chat. Poi, pian piano, sono arrivate le assegnazioni dei compiti da fare a casa; chi attraverso le mail, chi attraverso Google Drive, qualcuno attraverso piattaforme come Edmodo, e così via. Nel frattempo il Ministero ha cominciato a dare indicazioni, tramite la sua pagina web (https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html), sulle piattaforme per la didattica a distanza da adottare: Google Suite, Office 365, Weschool.
Il Ministero, non avendo idee migliori, ha scelto di affidarsi ai grandi sia per le garanzie di affidabilità che offrono, sia per l’abitudine che gli utenti (insegnanti e studenti) hanno già nell’uso di una parte degli strumenti messi a disposizione. È il caso di Google e Microsoft Office. E così, anche nel campo della didattica, è continuato lo scivolamento verso le imprese private di una funzione tipica della Cosa Pubblica. Una esternalizzazione in atto da anni anche in altri settori cruciali, come la sanità.
Questo è ciò che è accaduto.
Ora, passati tre mesi dalla chiusura forzata delle scuole, tutti coloro che hanno a cuore le sorti della scuola pubblica italiana chiedono che la risposta alla crisi innescata dal Coronavirus sia l’occasione per investire nella scuola: più soldi per l’edilizia scolastica e per assumere insegnanti allo scopo di ridurre il numero di studenti per classe e avere risorse per una didattica migliore che metta al centro la crescita degli studenti.
Non è ancora chiaro come riapriranno le scuole a settembre, ma per quanto se ne sa il Ministero vorrebbe “spinge” per la didattica mista: parte in presenza e parte a distanza. Le direttive sono sempre le stesse di tre mesi fa: piattaforme per la DAD delle grandi multinazionali americane, e arrangiatevi!
In questo panorama sono spariti completamente il metodo didattico, la libertà di insegnamento, la questione della privacy e dei dati, il digital divide. Proviamo a farli riemergere.
Il podcast di una chiacchierata a proposito di Didattica a distanza ed e-learning durante l’ora di buco, trasmissione sulla scuola in onda tutti i martedì su Radio Onda Rossa.
Didattica collaborativa vs didattica frontale? E’ possibile riprodurre la lezione frontale in classe attraverso le videochat? Il meteodo e il contenuto. La scelta delle piattaforme determina il metodo didattico.
Sulla questione del divario digitale, che pure è fondamentale quando si parla di didattica e lavoro a distanza consiglio l’articolo di Mantellini su Internazionale: Il divario digitale è una zavorra per l’Italia
LABORATORI DI
PEDAGOGIA HACKER
a cura di C.I.R.C.E e
Maurizio “Graffio” Mazzoneschi
SECONDO INCONTRO SPERIMENTALE:
“GIOCARE O ESSERE GIOCATI”
Piattaforme social, videogiochi e dipendenze
Dopo la buona riuscita del primo incontro online del LABORATORIO DI PEDAGOGIA HACKER, abbiamo deciso di proseguire su questa strada.
Venerdì 3 aprile dalle 16-19 si terrà il secondo incontro, dal titolo “Giocare o essere giocati”, per un numero massimo di 20 partecipanti sulla piattaforma JITSI.
Il primo video di una serie di 8, realizzati da arte.tv
Passi delle ore a swippare senza riuscire a fermarti? È normale: l’app Tinder si basa sul meccanismo della “ricompensa aleatoria”. Come in una slot machine, ogni volta qui swippi appare un profilo che ti piace o non ti piace, attivando automaticamente la secrezione di dopamina che ti spinge a swippare ancora, all’infinito, fino a che il gesto non si trasforma in un automatismo. E ti costringe a pagare a per poterlo fare senza limiti…
Social network e app come Tinder, Facebook, Instagram, Candy Crush, Snapchat, Twitter e Uber sono concepite per stimolare nel nostro cervello la produzione della dopamina: la molecola che regola le sensazioni di piacere, motivazione e dipendenza. Questa serie è una guida dei meccanismi che ci tengono incollati allo smartphone.
Un percorso cinematografico tra le attualità del mondo hacker per avvicinarsi all’hackmeeting.
Sono quattro i film proposti, dall’InsomniaLab, al Centro Sociale Forte Prenestino (Roma) dal 31 marzo al 12 maggio.
Si tratta di film documentari su argomenti e personaggi che hanno segnato e segnano la storia dell’informatica alternativa alle gradi multinazionali del digitale.
Sono storie di geni e carcere, di ribellioni e repressione, ma soprattutto sono storie che fanno riflettere sull’uso della tecnologia.
Cosa c’è dentro queste scatole “magiche” che usiamo quotidianamente senza chiederci nulla sui processi che ne permettono il funzionamento? Chi ha interesse a far si che funzionino nel modo in cui oggi funzionano? E’ possibile fare in modo che funzionino diversamente? E cosa succede a chi cerca di cambiare le cose?
Queste domande spesso sono le stesse che gli hackers italiani si pongono durante l’hackmeeting, l’annuale incontro che si tiene tutti gli anni (quest’anno a Napoli dal 19 al 21 giugno). E’ anche per questo motivo che il ciclo di film vuole essere sia uno stimolo per discutere dei temi proposti dai documentari, sia come tappe di avvicinamento ad HackIt!! Continua a leggere