La guerra a Wikileaks mi lascia senza parole. Anzi no, le voglio dire alcune cose che mi lasciano allibito!
Il sito di Wikileaks viene chiuso illegalmente, – si illegalmente, – non c’è una sola legge dei paesi “democratici” che contempli un solo reato per ciò che viene pubblicato sul sito. Se fosse successo in Cina si sarebbero sprecate le prese di posizione contro una così vile azione antidemocratica!! Invece nulla. Anzi il nostro ministro degli esteri si rallegra e dice che era ora!!!
In seguenza:
- Amazon, che ospitava i server di Wikileaks, ha chiuso il sito senza preavviso nè spiegazioni.
- l’ICANN, l’organismo internazionale che gestisce i nomi di dominio, ha fatto in modo che il dominio wikileaks.org non fosse più raggiungibile. Anche in questo caso senza motivo altro, se non le pressioni del governo americano. Alla faccia della Net Neutrality.
- PayPal, il più diffuso sistema di pagamenti online, per la verità non nuovo a queste azioni unilaterali immotivate, ha chiuso l’account di wikileaks impedendo ai sostenitori di donare somme di denaro al sito. Anche in questo caso “solo” per le pressioni del dipartimento di stato americano, come ammesso da PayPal stesso.
La colpa più grave di Wikileaks, non è tanto quella di aver svelato segreti diplomatici, molti dei quali peraltro già noti, quanto quella di aver detto chiaro e forte che esiste una esigenza diffusa di trasparenza, praticandola. Wikileaks non scende a patti con le ipocrite leggi degli Stati ma va oltre. Persegue un’ideale di giustizia e trasparenza che molto spesso le leggi degli Stati nazionali non tengono in minimo conto, come dimostra la proposta di legge del 2009 contro la pedofilia on-line della Carlucci. Si è scoperto che la proposta è stata scritta dal presidente dell’Unione Italiana Editoria Audiovisiva. Altro che pedofilia on-line: difesa del copyright e delle major dello spettacolo (Di Corinto, Giglioli, I nemici della rete, 2010, BUR).
Questo per quello che riguarda Wikileaks. Ma in questi giorni sono stati oscurati da ICANN ben 82 siti americani, ritenuti illegali dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice) del Department of Homeland Security USA. A quanto pare però in molti hanno affermato che i siti non erano affatto illegali: Electronic Frontier Foundation tra gli altri. Interessante l’articolo in proposito di Valerio Maccari sul supplemento Affari e Finanza di Repubblica.
Inoltre la cosa che risulta incredibile è non ci sia stata nessuna denuncia, nessun processo, nessuna sentenza di colpevolezza!
Ancora una volta siamo di fronte ad un’azione che appare del tutto arbitraria e illegale.
Insomma la questione di chi gestisce la rete, la questione della neutralità del “tubo” che trasporta i dati è ancora una volta e sempre con maggior forza all’ordine del giorno. La domanda è: come possono i cittadini difendersi da azioni illegali degli organismi preposti al funzionamento della rete?
Nel frattempo però la buona notizia viene ancora una volta dalla grande capacità di reazione della rete. In pochi giorni si sono moltiplicati i mirror (le copie) del sito di Wikileaks, rendendo sostanzialmente inutile la chiusura del sito principale da parte di ICANN.
Per approfondire:
- l’articolo di Valerio Maccari
- dal blog del collettivo Autisiti/Inventati
- PayPal ammette pressioni da parte del Dipartimento di Stato Americano
- mappa dei siti mirror di Wikileaks
- intervista di Assange (fondatore di WikiLeaks) sul Guardian
- perché wikileaks è utile
- Internet, dalle apps a Wikileaks: una svolta. Verso dove?
- Wikileaks e il futuro della rete: trasmissione a Radio Onda Rossa
sono con te al cento per cento. Il fatto è che piano piano (anzi neanche tanto piano) crollano le formalità della democrazia, palesando in parte le forze in gioco: prima si stava a tavola tutti educatamente seguendo il galateo, ora ogni tanto scappa un rumore e si palesa l’arroganza di alcuni attori, segno che le verità vengono fuori prima o poi…discorso lungo.