Murdoch e Google vanno alla guerra. Ma contro chi?

Secondo il Financial Times, Murdoch sarebbe in trattativa con Microsoft per cedere a Bing (il motore di ricerca di Microsoft) il diritto esclusivo di indicizzare i contenuti prodotti da NewsCorp, il gigante editoriale proprietario tra gli altri del Wall Street Journal e del Sun.
Microsoft sarebbe disposta a pagare (non si sa quanto) in cambio dell’esclusiva, che se allargata ad altri editori potrebbe caratterizzare Bing come motore di ricerca principale per le news.
La notizia, non confermata da Murdoch né da Microsoft, è stata riportata da quasi tutti i media italiani, ma non è un fulmine a ciel sereno. Durante un’intervista a Sky news Australia del 6 novembre, visibile tra l’altro su Youtube (di proprietà di Google), il magnate dell’informazione aveva protestato perché Google pubblica nei risultati delle ricerche degli utenti anche brani pertinenti provenienti da articoli di giornali di proprietà della NewsCorp, incassando così introiti pubblicitari su contenuti non suoi.Google aveva risposto con il classico acronimo tecnico degli informatici americani: “RTFM (Read The Fucking Manual), mr. Murdoch”. La risposta (legga il fottuto manuale, Mr. Murdoch), fa riferimento al fatto che ogni server può bloccare l’indicizzazione dei propri contenuti a qualsiasi motore di ricerca in maniera molto semplice: scrivendo dentro il file robot.txt a quali motori di ricerca è consentito indicizzare i contenuti come scritto in tutti i manuali.

Cosa volesse dire Google è chiarissimo: se il signor Murdoch non vuole più che Google consenta ai propri utenti di trovare i contenuti prodotti da NewsCorp non ha che da farlo! Si tratta di una sfida bella e buona. Tutti sanno che un sito se non viene trovato da Google è quasi come se non esistesse. Inoltre essere presenti con i propri contenuti sul motore di ricerca di Mountain View rappresenta una fonte enorme di accessi ai propri siti. In sostanza: si accomodi Mr. Murdoch, se le conviene faccia pure!

Ora, a quanto pare, Murdoch raccoglie la sfida e prova a mettere paura a Google coinvolgendo (cioè facendosi pagare da) un suo diretto concorrente: Bing, il motore di ricerca della Microsoft che sta cercando in tutti i modi di aumentare i propri introiti pubblicitari a scapito degli altri motori di ricerca.
Se, infatti, Bing si affermasse come contenitore di news potrebbe mettere in difficoltà Google sottraendogli utenti e quindi pubblicità.
D’altra parte, viene da chiedersi, quanto dovrebbe incassare la NewsCorp dall’accordo con Bing per   sopperire ai mancati introiti pubblicitari causati dal minore accesso di utenti ai propri siti?

C’è però qualcosa che non torna in questa guerra: ci sarebbero soluzioni tecniche che consentirebbero ai siti controllati dalla NewsCorp di avere a loro volta una fetta di pubblicità mostrando agli utenti provenienti da Google pagine pubblicitarie prima di mostrare il contenuto degli articoli.

E allora cosa nasconde questa guerra tra i tre colossi? Nell’intervista a Sky news Australia Murdoch lo dice chiaro e tondo: gli utenti devono pagare per accedere ai contenuti. La guerra a Google significa dare battaglia ad un modello (quello di Google appunto) che fa della gratuità la propria forza.
Google consente agli utenti di rendere disponili e di fruire di contenuti video gratuitamente (YouTube e GoogleVideo), rilascia software Open Source (il browser Chrome), consente di utilizzare le proprie mappe inserendole in altre applicazione, mette a disposizione di programmatori un deposito di progetti Open Source e gratuitamente scaricabili.

Google guadagna con la pubblicità, piccola e persistente, poco invasiva e personalizzata, grazie ai dati degli utenti che raccoglie in modo sistematico e scientifico (la cosiddetta “profilazione” degli utenti). Guadagna per il grandissimo numero di utenti che attraversano il suo motore di ricerca e utilizzano le sue applicazioni, a cui offre pubblicità ultra personalizzata, perciò molto più efficace.

Mettere in crisi Google significa principalmente mettere in crisi questo modello. Si, certo, Murdoch giocherà la carta di trattare al rialzo con Google dopo aver ottenuto un’offerta da  Microsoft per l’esclusiva dei suoi contenuti, ma la posta in gioco è molto più alta: Murdoch, e con lui tutta la vecchia editoria e le major discografiche, vuole che gli utenti paghino i contenuti. In maniera diretta!

Lo scontro è qui: due modelli diversi ed antitetici, che si danno battaglia senza esclusione di colpi. A farne le spese, come spesso accade, saranno gli utenti di Internet che in un modo o nell’altro saranno costretti a pagare. In maniera diretta nel caso vinca Murdoch, in maniera indiretta  attraverso lo scambio di una quantità sempre maggiore di dati personali per consentire una migliore profilazione.

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